Omeopatia

Il dott. S. Hahnemann, fondatore dell'omeopatia, nacque a Meissen in Germania nel 1755 e morì a Parigi nel 1843.
Dopo aver ricevuto una formazione scolastica tradizionale e averla completata con una laurea in medicina presso l'università di Erlagen, iniziò la professione medica a Lipsia . Si era però reso conto che la medicina del suo tempo, che curava quasi tutto con salassi e sanguisughe, non riusciva a migliorare la salute dei suoi pazienti. Aveva così abbandonato l'attività di medico e si era dedicato alla traduzione di testi scientifici. Proprio la traduzione di uno di questi libri, la Materia Medica di Cullen, medico scozzese del 1710, fu per lui determinante. Nel capitolo dedicato alla China, sostanza impiegata per curare le febbri malariche, Cullen descriveva le intossicazioni che colpivano gli operai addetti alla produzione della China, cioè febbri simili a quelle della malaria. Hahnemann decise di provare l'effetto della china su se stesso e si accorse che assumendone dosi alte anche a lui sopraggiungevano forti attacchi febbrili. Allora elaborò la legge dei simili: una sostanza a dosi tossiche provoca una malattia che cura a dosi attenuate, “similia similibus curentur” (i simili si curino con i simili). Questa legge sovvertiva il principio di cura usato fino ad allora, che combatteva le malattie con sostanze ad esse contrarie: “contaria contrariis curentur”. Nacque così la medicina omeopatica (dal greco homoios, simile, e pathos, malattia, cioè “simile alla malattia”).
Il medico doveva studiare i sintomi della malattia e prescrivere al paziente la sostanza che riproduceva a dosi tossiche quei sintomi, naturalmente facendogliela assumere diluita e dinamizzata, per evitarne la tossicità e per aiutare il corpo a guarire, stimolando la sua stessa energia.
Nel 1810 descrisse le basi dell'omeopatia in un testo, “Organon (dal greco strumento) dell'arte del guarire” e in un altro del 1831, “Le Malattie Croniche”, spiegò perché le malattie durano nel tempo e come bisogna comportarsi in questi casi. Raccolse anche in Materia Medica la descrizione di circa 80 rimedi omeopatici.
Insieme all'omeopatia Hahnemann ci ha lasciato una frase eccezionale, che costituisce il primo paragrafo dell'Organon:
"La più elevata e al tempo stesso l'unica vocazione del medico, consiste nel restituire la salute alle persone malate, cioè nel guarire".
La sottigliezza e la grandezza di questa frase si evince proprio dall'ultima parola: “guarire”. Non ha scritto “curare”, che significa aggredire la malattia giorno dopo giorno, nel tentativo di debellarla, senza mai riuscire a guarirla.
È una frase che induce a meditare sul nostro ruolo di medici e sulle nostre responsabilità nei riguardi dei pazienti che si rivolgono a noi per “guarire”.

   
                         




 
Dott. Giovanni Angilè - Medico Chirurgo - Per informazioni telefonare al: 349 2344166 - Studio: Via Nino Bixio, 9 - 35030 Caselle di Selvazzano (PD)
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